Ville e Castelli d'Italia/La Villa Melzi

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La Villa Melzi

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La Villa Reale Il Villino Vonviller

[p. 35 modifica]la villa melzi.


Villa Melzi a Bellagio


giardino in riva al lago. Nel centro della penisola di Bellagio, in riva al lago, tra due viali di platani ombrosi, contesi con incredibile lavoro alle onde respinte dal lago, chiusa come in una conca molle di colline verdi, sparse di piante rare, si delinea nitida dalla riva opposta “Villa Melzi„.

Costruita sul principio del secolo XIX dall'architetto Albertolli, come residenza estiva del Vicepresidente della Repubblica Italiana, essa è in quello stile impero nel quale riminiscenze Luigi XVI temperano quell'esagerata imitazione greco-romana che spesso rasenta il cattivo gusto.

Nel suo aspetto semplice e classico la villa si rispecchia nelle onde del lago coi suoi balaustri marmorei, cinta di palmizi e di fiori. Come un'oasi di oriente la circonda. Tutto lo splendore della vegetazione dei climi meridionali, e la più delicata flora [p. 36 modifica]il salone.che sboccia sotto tiepidi cieli la recinge in un magico anello di profumi e di colori. Rifugio di pace per l’anima travagliata di quel grande politico che fu Francesco Melzi, essa serba nella suprema eleganza della sua linea architettonica, l’impronta di quella grandiosità imperiale tra la quale visse l’amico di Napoleone, che, vecchio, volle sulle rive del Lario, allora deserte, trovare silenzio e conforto alle grandi disillusioni della vita politica.

giardino al piede della villa.Ancora intatto è l’interno del palazzo, sebbene i successori del Vicepresidente, specialmente la Duchessa Joséphine Melzi Barbò abbiano con squisito gusto ammobigliate le vaste sale, e temperato col moderno comfort la rigida grandiosità dello stile classico. Una galleria di statue occupa una gran parte del primo piano, disimpegnando le altre sale. Per essa si [p. 37 modifica]accede al salone che guarda il lago e che due scalee ricongiungono al giardino. Il pittore Bossi, che col Manfredini fu tra gli artisti che più vivamente furono amati e protetti dal Vicepresidente, ne ornò la volta con un dipinto che rappresenta il Parnaso, opera nella sua freddezza classica, di indiscutibile valore per perfezione di disegno. sala appiani.

Ma l’occhio abbandona volentieri la composizione convenzionale e decorativa per i capolavori artistici, che ornano le sale del palazzo, e che ne fanno un museo di cose belle, tra le quali è pur dolce vivere contemplando. Ricordiamo anzitutto il ritratto di Napoleone dell’Appiani. Esso è forse il capolavoro di questo grande artista lombardo. Dono a Francesco Melzi del primo Console, egli stesso posò di fronte alla tela parecchie volte, ciò che dà alla pittura un senso di verità e di vivacità raramente raggiunte in un ritratto. Il suo occhio d’aquila, la sua mano bella e imperiosa, la sua fronte piena di genio; tutto è vivo e parlante in quest’opera, dove l’eroe d’Arcole pare abbia infuso un po’ della sua vita alla immagine. Squisito e potente pure l’autoritratto marmoreo di Michelangelo. Raramente il marmo raggiunge sotto lo scalpello tanta morbidezza e tanta precisione di dettaglio, e benchè [p. 38 modifica]poco celebrato perchè poco noto, questo frammento del grande scultore non è certo indegno di chi diede vita al Mosè, al David e alla Notte.

dante e beatrice – gruppo di marmo nel giardino.

Nella stessa sala dove il grande cinquecentista fissa l'occhio potente sui rari, ma eletti visitatori, non possiamo passare sotto silenzio i due schizzi di Van Dyck per il ritratto di Anton Giulio Brignole e di sua moglie, quella che la leggenda vuole egli abbia romanticamente amato fino al punto di fuggire una notte col ritratto di lei, non potendo posseder lei medesima. E quale delizioso capriccio pittorico è il moretto di Rubens!

Pochi tocchi di pennello, una fuggevole ispirazione piena di bizzarro realismo, nel quale si rivela ancora una volta la ricchezza di motivi del grande fiammingo.

A mezzo del grandioso viale nel giardino si può contemplare il marmoreo gruppo di Dante e Beatrice del Comolli, ove Beatrice sì lieta come bella conforta il massimo dei poeti italiani. Il globo su cui posa l'eletta donna rappresenta il ciclo di Marte; l'aquila che dietro le siede è quella veduta dal poeta nel sesto ciclo e figura la trionfale insegna del romano impero. La figura di Dante sente un po' del tozzo; ma quella di Beatrice è piena di voluttà, di affetto e di celestiale sicurezza.

Non è nostro compito di fare qui un elenco delle opere d'arte. Noi vogliamo solo ricordare quegli oggetti che sono l'anima di una casa, e perciò dobbiamo passare sotto silenzio molte cose di rara bellezza che vi lasciarono scultori come [p. 39 modifica]Canova e Thorwaldsen, antichi cimeli classici di cui Francesco Melzi compì una celebre collezione, piccole sfingi egizie ricoperte di geroglifici misteriosi che tra gli arbusti rari del giardino, fissano con l’occhio sognatore la bellezza naturale di questa penisola, cui si potrebbe applicare il catulliano “pupilla delle penisole„.

la cappella. In fondo al giardino, verso il villaggio di San Giovanni, si apre la cappella gentilizia dove riposano i tre Duchi di Lodi. Pieno di ispirazione solenne il monumento funebre che Vincenzo Vela scolpì per Lodovico Melzi, e capolavoro di cesello i bronzi di cui ornò il tempio il Manfredini, per incarico di Giovanni Melzi.

Ma tutte le bellezze dell’arte sono pallide cose in confronto alla natura esterna! In questo angolo di terra essa dispiega con tanta grazia le sue meraviglie, che a chi cammina per questa grande villa del Lario, pare a volte di vivere non nella realtà, ma nel sogno.

il lago e la villa melzi.